La vita civile, un aiuto reciproco nei nostri bisogni

“Quel di più che genera felicità e bene comune: percorsi di speranza per le nuove generazioni”

In occasione del corso di economia civile “Benedetta Economia!” organizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore “Galilei – Campailla” di Modica, dalla Fondazione di Comunità Val di Noto, dalla Cooperativa “don Giuseppe Puglisi” e dal Progetto Policoro della Diocesi di Noto, la mattina della prima giornata, 7 marzo 2019, è stata dedicata interamente ai giovani delle scuole secondarie di secondo grado - inseriti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro "Orientarsi ed esercitarsi" e "Relazione e professionalità" -, accompagnati da suor Alessandra Smerilli (FMA e docente di Economia politica ed elementi di statistica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma) che ha sviluppato una nitida fotografia dell’economia civile del nostro tempo.

Inizia da una semplice affermazione: «Provate a pensare a ciò che indossate e tutto il mondo ce l’avrete addosso». Questo perché il commercio e lo sviluppo delle tecnologie hanno permesso un’interrelazione così grande che ormai tutti dipendiamo da tutti. E questo si ricollega al famoso valore, il PIL, che tutti conosciamo: il Prodotto Interno Lordo misura il valore di mercato di quello che viene prodotto da un paese. Se il PIL decresce vuol dire che si produce meno, si lavora meno, ci sono meno imprese, e questo può diventare un problema in un paese in cui già la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è alta. Aggregando i PIL di tutti i paesi si ottiene il Prodotto Mondiale Lordo che nel mondo, in generale, sta crescendo, perché le nazioni stanno iniziando a produrre di più; parallelamente a questo si sta riducendo la povertà estrema (quando non si ha il necessario per vivere alla giornata), seppur questo privilegio viene continuamente negato ai paesi dell’Africa Subsahariana.

Se da un lato l’ondata della globalizzazione sta permettendo uno sviluppo economico, dall’altro però sta enfatizzando la scissione della popolazione tra poveri e ricchi, rispettivamente il 99% e l’1%.  In un’epoca in cui sta quasi sparendo la classe media (la “via di mezzo”) si accentua questo divario e rimane un’élite mondiale che vede addirittura crescere la propria ricchezza. Ci si chiede se questa differenza così estrema sia un problema e la relatrice risponde citando Angus Deaton, già premio Nobel per l’Economia nel 2015, il quale sostiene che la “disuguaglianza non è un problema se non si traduce in disparità di opportunità e se permette possibilità di accesso uguali per tutti”. Il problema si presenta quando poche persone hanno talmente tanta disponibilità economica da poter comprare il debito pubblico di uno stato: di conseguenza in questi casi l’economia va ad influenzare la politica.

Diminuisce la povertà estrema ma nello stesso tempo aumentano le disuguaglianze economiche, che diventano poi disuguaglianze di diritti, di opportunità, quindi politiche.

Un dato a cui prestare attenzione è l’incidenza della povertà: al 2016 è la fascia dei giovani ad essere la più elevata e la più debole della società. Questo perché i giovani non hanno diritto di voto e quindi non è semplice dar loro voce: devono, però, farsi ascoltare in tutti i modi possibili e suor Alessandra cita Greta Thunberg, a soli 16 anni già promotrice delle marce dei giovani per il clima in tutta Europa ed ispiratrice del movimento “Fridays for future”, che organizza manifestazioni e scioperi per sensibilizzare sul problema dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Mettere al centro il bene comune coinvolge quindi tanti contesti, dall’ambiente all’economia: la religiosa fa infatti una giusta osservazione: «Economia ed ecologia hanno la stessa radice. Non si può ascoltare il grido dei poveri, e dei giovani fra i poveri, senza ascoltare il grido della terra, perché sono lo stesso grido».

L’imprenditore si distingue dallo speculatore quando ha un’idea civile da realizzare: l’economia funziona se produce una ricchezza per tutti e Adriano Olivetti è un modello di questo spirito imprenditoriale. L’abate Antonio Genovesi, padre fondatore dell’economia civile, già nel ‘700 sosteneva che “la vita civile non si contrappone alla vita buona: la vita civile è una reciproca obbligazione a soccorrerci nei nostri bisogni, è comportarsi allo stesso modo sia nel privato sia nel pubblico”.

Nella seconda parte della mattinata i giovani studenti sono stati invitati a dividersi in gruppi per un World Cafè (metodo semplice per dar vita a conversazioni informali vivaci e costruttive su temi che riguardano la vita di una comunità) e a trasferire i loro pensieri in maniera grafica su cartelloni, oggetto, poi, di confronto con la relatrice. Tra questi emergono: il rispetto dell'ambiente (non usare mezzi inquinanti, pulizie delle zone verdi urbane e delle spiagge, raccolta differenziata), il diritto dei giovani di poter esprimere pienamente le proprie aspirazioni (anche a costo di emigrare, per poi ritornare e mettere in atto le competenze acquisite all'estero), la sensibilizzazione alla dignità dei lavoratori (valutare i canoni etici di lavoro delle multinazionali, capire se i prodotti che acquistiamo provengono da aziende che sfruttano o meno i propri dipendenti), la ridistribuzione delle ore di lavoro (con le nuove tecnologie si potrebbe lavorare di meno e dedicare più ore alla cura degli altri).

Stato - Economia - Ambiente rappresenta, in definitiva, quella triplice cooperazione su cui porre costante attenzione ed equilibrio.

Il prossimo appuntamento sarà Crisci Ranni Giovani, il 17 aprile 2019, dalle 18 alle 20, presso l'Istituto San Benedetto: un incontro con padre Giovanni Salonia come momento sintetico in cui elaborare la propria parola per la città.

Walter Spadaro